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Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi - dal 2010-09-16 ad oggi 2010-09-29 Sintesi (Più sotto trovate gli articoli)

2010-09-24 I tecnici: lavori per 4 mesi, se va bene. Possibile una riapertura a frequenza ridotta

Linea gialla: "Fango ovunque, impianti elettrici tutti da buttare"

Palazzo Marino impedisce la diffusione delle immagini della devastazione: guardie armate agli ingressi

MILANO - "La maggior parte degli impianti sarà da buttare". Uno dei capi-operai dell'Atm risale dalla stazione del metrò in viale Sondrio scuotendo la testa. Tirata via l'acqua, ora nelle fermate allagate durante l'esondazione del Seveso resta il fango sabbioso. Si è infiltrato ovunque. E i danni alla maggior parte degli impianti elettrici ed elettronici sembrano, a un primo esame, per la maggior parte irreparabili. E allora perché il Comune annuncia una possibile riapertura delle stazioni bloccate in una decina di giorni?

Si tratta una "pezza d'emergenza" per far ripartire il servizio pubblico: far tornare i treni a viaggiare con frequenze ridotte su un solo binario, con soluzioni temporanee. Nessuno però si nasconde il fatto che molti degli impianti (dalle semplici lampade, a intere porzioni del nuovo sistema di segnalamento fra i treni) saranno da rifare. E qui ci sono due ipotesi. La prima: se l'Atm riuscirà a ottenere lo stato di calamità richiesto dal Comune, la metropolitana potrà tornare a viaggiare a pieno regime nelle stazioni Sondrio/Zara/Maciachini nel giro di 3 o 4 mesi.

ST

DG

Studio Tecnico

Dalessandro Giacomo

41° Anniversario - SUPPORTO ENGINEERING-ONLINE

2010-09-24 sopralluogo del sindaco Moratti e di Elio Catania (Atm) nella stazione Sondrio

Linea gialla allagata, Simini: "Riapertura in dieci giorni"

L'assessore ai lavori pubblici si mostra ottimista. All'inizio si era parlato di due mesi di blocco

MILANO - Non c'è più acqua nelle stazioni Sondrio e Zara della metropolitana di Milano. In anticipo rispetto al previsto, i tecnici sono riusciti ad aspirare i circa 150 mila metri cubi di acqua che avevano invaso i tunnel e le stazioni in seguito all'esondazione del Seveso e alla rottura di una tubazione dell'acquedotto in corrispondenza del cantiere Istria della linea 5 della metropolitana. Restano tuttavia da rimuovere fango e detriti, per non parlare del treno rimasto sott'acqua, che dovrà essere trainato fino al deposito San Donato, perché smontarlo è impossibile. Ma l'assessore ai Lavori pubblici Bruno Simini è estremamente ottimista: a suo parere le stazioni della M3 allagate dal Seveso "si potrebbero riaprire entro 10 giorni".

2010-09-23 linea gialla allagata anche per la rottura di un tubo dell'acquedotto

Seveso, la Moratti: "Stato di calamità" Formigoni: "Prima valutare i danni"

Il sindaco vuol chiedere gli aiuti statali. Il Codacons: "Vergogna, questo è il federalismo all’italiana"

Il bilancio Prime stime per la "Gialla" e il cantiere della "Lilla"

Guasti per 70 milioni alla metropolitana "La linea 5 avrà un ritardo di sei mesi"

I tecnici: "Nelle prossime settimane andranno controllati i danni ai binari e agli impianti elettrici"

2010-09-23 Milano, il metrò e l'acqua alta L'emergenza lunga quarant'anni

Se a Milano basta un temporale a far chiedere lo stato di calamità, vuol dire che l'allarme è serio

Milano, il metrò e l'acqua alta

MILANO - Guardatela bene l'immagine dell'acquario paludoso che sommerge il mezzanino del metrò: se a Milano basta un temporale a provocare un'emergenza da stato di calamità, vuol dire che l'allarme è serio, non si può sottovalutare. Perché una città che da più di quarant'anni vive in ostaggio delle piene di un torrente non corre verso la modernità, ma gareggia con Kuala Lumpur, anzi è peggio, in quanto nessuna giustificazione rende plausibile il tempo perduto dalle varie amministrazioni che si sono rimpallate la questione del Seveso, il canalone che ad ogni acquazzone ricorda la sua esistenza ai residenti della zona di Niguarda. È arrivato il momento di fare i conti con il famigerato scolmatore da 33 milioni, una cifra rilevante ma non difficile da finanziare per Regione, Comune, Provincia (anche alla luce dei danni- circa 70 milioni-che potevano essere in questo caso evitati).

2010-09-22 linea gialla allagata anche per la rottura di un tubo dell'acquedotto

Seveso, la Moratti: "Stato di calamità" Formigoni: "Prima valutare i danni"

Il sindaco vuol chiedere gli aiuti statali. Il Codacons: "Vergogna, questo è il federalismo all’italiana"

2010-09-20 L'ESONDAZIONE DEL SEVESO Milano, lunedì di caos dopo il nubifragio Crollo a viale Zara e trasporti pubblici interrotti

Ingorghi e mezzi sostitutivi. Disagi per tutta la settimana

MILANO - Esonda il Seveso e Milano torna indietro di un secolo, spaccata in due e divisa da un corso d'acqua. Il fiume che a Niguarda si inabissa e scompare nel sottosuolo, è alla settima piena dall'inizio dell'anno. Come già accaduto in passato più e più volte, l'acqua ha scavalcato gli scolmatoi inondando viale Fulvio Testi e la zona circostante. Come accade ad ogni esondazione, cantine allagate, auto sommerse dalla fanghiglia, sporco e pozzanghere dappertutto. Poi, giunta a Zara, l'onda ha invaso i lavori della linea 5, scavando il vuoto sotto la strada. Che poi è crollata come una crosta di pane fradicio.

2010-09-20 Milano la città in ginocchio, disastro annunciato

Inascoltati i pareri dei tecnici. Ora un piano acque affidato a un'authority e si rimedi agli errori del passato

Le immagini drammatiche del Nord-Milano sott'acqua sono purtroppo la nuova puntata di un disastro annunciato. E non certo l'ultima, se la questione verrà affrontata così come le amministrazioni, comunale e regionale, e molta opinione pubblica se ne sono occupate negli ultimi decenni. Vale a dire: con interventi d'emergenza sotto i nubifragi e nei giorni immediatamente successivi; lamentandosi dell'urbanizzazione scellerata che ha eliminato le aree golenali e cementificato i terreni, rendendoli impermeabili alle piogge; progettando, magari, un nuovo canale scolmatore che raccolga le acque in caso di esondazioni.

I tecnici lo dissero sin dai decenni scorsi, a partire dal momento in cui la linea 2 del metrò tagliò il centro direzionale sull'asse Garibaldi, Gioia, Centrale, che i canali sotterranei si sarebbero presi la rivincita ogni volta che i temporali si fossero abbattuti con particolare intensità. E che l'intera area costituiva solo la parte di raccolta di un bacino che aveva il proprio vertice a nord, appunto, in quelle zone che sarebbero state percorse dalla linea 3 e che ora vedono i lavori di costruzione delle linea 5.

Internet, l'informatore, ll Giornalista, la stampa, la TV, la Radio, devono innanzi tutto informare correttamente sul Pensiero dell'Intervistato, Avvenimento, Fatto,

pena la decadenza dal Diritto e Libertà di Testimoniare. Poi si deve esprimere separatamente e distintamente il proprio personale giudizio.

Per conoscer le mie idee Vedi il "Libro dei Miei Pensieri"html PDF

Il mio commento sull'argomento di Oggi è :

Dagli articoli sotto riportati risulta che ormai da più di 30 anni a Milano ci sono allagamenti.

Forse la Grande Milano deve richiamare il "Leonardo da Vinci" per rimediare agli scempi idrogeologici fatti dai moderni luminari della Progettazione delle Città del Futuro.

Poi mi sembra esagerata l'Ipotesi fatta di 70 Mnl di danni, che si pensa di riprendere entro 4 mesi, e che gli Impianti Elettrici siano da rifare.

Se si valuta la suddetta cifra, si può stimare l'impiego di 28 Mln in Manodopera, a 700000 h, ovvero 3500 Lav/Mese= 875 Lavor. Per 4 Mesi a 200h/m

Secondo me qualcuno sta cercando di giocare al rialzo, ed è assurdo che gli impianti elettrici siano totalmente da rifare, a meno che non fossero realizzati in maniera adeguata.

Speriamo che per l'Expò non facciano ricorso a simile genia, ma si ravvedano, fra l'altro chiedendo Anche l'apporto dell'intera Italia, dal Nord al Sud, Isole comprese.

Per. Ind. Giacomo Dalessandro

Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi - dal 2010-09-20 ad oggi 2010-09-27

AVVENIRE

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http://www.avvenire.it

2010-09-29

 

 

 

 

 

 

 

 

CORRIERE della SERA

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http://www.corriere.it

2010-09-27

a dieci giorni dall'esondazione del seveso e dalla rottura di un tubo dell'acquedotto

Riaperta la linea tre della metropolitana

Per 48 ore i treni circoleranno a velocità ridotta tra Sondrio e Maciachini. Ancora fermi gli ascensori

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Per 48 ore i treni circoleranno a velocità ridotta tra Sondrio e Maciachini. Ancora fermi gli ascensori

Operai al lavoro sulla linea 3 del metrò (Fotogramma)

Operai al lavoro sulla linea 3 del metrò (Fotogramma)

MILANO - A 10 giorni dall'allagamento provocato dall'esondazione del Seveso e dalla contemporanea rottura di un tubo dell'acquedotto, è stato riaperto il tratto della linea metropolitana 3 che era stata chiusa perché invasa da acqua e fango. Ad annunciarlo è stato il sindaco Letizia Moratti che, affiancata in conferenza stampa dal presidente di Atm Elio Catania, ha comunicato lunedì pomeriggio: "Dalle 17 di oggi riapre la linea 3 nella sua interezza". Ci sono volute 200 ore di lavoro da parte di una squadra di 500 persone dell'Atm, oltre ai tecnici di alcune aziende fornitrici, per riaprire la tratta allagata il 18 settembre scorso. Cento ore per svuotare le stazioni e le gallerie dai 150 mila metri cubi di acqua e fango, e altre cento ore per il ripristino della linea.

Stazione Sondrio, le prime foto

Stazione Sondrio, le prime foto Stazione Sondrio, le prime foto Stazione Sondrio, le prime foto Stazione Sondrio, le prime foto Stazione Sondrio, le prime foto Stazione Sondrio, le prime foto Stazione Sondrio, le prime foto

TRENI A 20 ALL'ORA - Dopo l’agibilità provvisoria ottenuta dai tecnici del Politecnico, domenica Atm ha avuto l’agibilità per la ripresa del servizio. Da lunedì mattina si sono svolti i test di pre-esercizio, con treni in circolazione, senza passeggeri, nella tratta finora chiusa. Lunedì mattina alle 2 "la verifica strutturale ha dato esito positivo", ha spiegato il presidente di Atm Elio Catania. "Dalle 8 la linea è aperta per alcune verifiche e dalle 17 - ha proseguito Catania - ha ripreso a funzionare anche se a velocità ridotta proprio tra Maciachini e la Stazione Centrale". I treni viaggeranno infatti a 20 chilometri orari "ma nel giro di 48 ore torneremo alla velocità normale", ha assicurato. La valutazione dei danni "è ancora in corso - ha detto il presidente della municipalizzata - e sono ingenti, ma preferisco non dare al momento nessuna cifra".

FERMI ASCENSORI E SCALE MOBILI - Non funzionano ancora gli ascensori e buona parte delle scale mobili (9 su 10 scale a Zara e 3 su 5 a Sondrio), ma "decine di persone di Atm saranno presenti per dare assistenza alle persone anziane o che hanno difficoltà a muoversi", ha spiegato Catania. "Poi partirà la fase 3 per mettere a posto gli ascensori e alcune scale mobili che non sono ancora funzionanti".

LE DEVIAZIONI - In conseguenza della riapertura della linea gialla, non è più in funzione il collegamento con autobus sostitutivi tra le stazioni Centrale e Maciachini. Restano in vigore le deviazioni per i mezzi di superficie, in particolare per le linee tranviarie 5, 7 e 31.

Redazione online

27 settembre 2010

 

 

2010-09-24

I tecnici: lavori per 4 mesi, se va bene. Possibile una riapertura a frequenza ridotta

Linea gialla: "Fango ovunque,

impianti elettrici tutti da buttare"

Palazzo Marino impedisce la diffusione delle immagini della devastazione: guardie armate agli ingressi

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Linea gialla: "Fango ovunque,

impianti elettrici tutti da buttare"

Palazzo Marino impedisce la diffusione delle immagini della devastazione: guardie armate agli ingressi

MILANO - "La maggior parte degli impianti sarà da buttare". Uno dei capi-operai dell'Atm risale dalla stazione del metrò in viale Sondrio scuotendo la testa. Tirata via l'acqua, ora nelle fermate allagate durante l'esondazione del Seveso resta il fango sabbioso. Si è infiltrato ovunque. E i danni alla maggior parte degli impianti elettrici ed elettronici sembrano, a un primo esame, per la maggior parte irreparabili. E allora perché il Comune annuncia una possibile riapertura delle stazioni bloccate in una decina di giorni?

Si tratta una "pezza d'emergenza" per far ripartire il servizio pubblico: far tornare i treni a viaggiare con frequenze ridotte su un solo binario, con soluzioni temporanee. Nessuno però si nasconde il fatto che molti degli impianti (dalle semplici lampade, a intere porzioni del nuovo sistema di segnalamento fra i treni) saranno da rifare. E qui ci sono due ipotesi. La prima: se l'Atm riuscirà a ottenere lo stato di calamità richiesto dal Comune, la metropolitana potrà tornare a viaggiare a pieno regime nelle stazioni Sondrio/Zara/Maciachini nel giro di 3 o 4 mesi. Se invece (ed è la seconda ipotesi) non si riuscisse ad aggirare le normali procedure di gara per l'acquisto delle strutture, i tempi potrebbero allungarsi di molto, da 8/9 mesi fino a un anno.

La spinta maggiore a far presto verrà probabilmente dalla volontà di inaugurare almeno una porzione del nuovo metrò (linea 5, che è collegata con la 3 proprio in viale Zara) prima delle elezioni comunali della prossima primavera. L'altra faccia di questa speranza è il muro alzato da Palazzo Marino per impedire qualsiasi diffusione delle immagini della devastazione avvenuta in metrò. Come dire, i milanesi si accontentino di sapere che si sta facendo tutto il possibile per risistemare le stazioni che oggi trovano chiuse. E mettano da parte altre curiosità. Per impedire la circolazione di immagini "imbarazzanti", le fermate sono sorvegliate da guardie armate. E a mezza bocca i dipendenti riferiscono di minacce (neanche molto velate) a chi facesse circolare fotografie dei sotterranei allagati.

Gianni Santucci

24 settembre 2010

 

 

 

sopralluogo del sindaco Moratti e di Elio Catania (Atm) nella stazione Sondrio

Linea gialla allagata, Simini:

"Riapertura in dieci giorni"

L'assessore ai lavori pubblici si mostra ottimista. All'inizio si era parlato di due mesi di blocco

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Linea gialla allagata, Simini:

"Riapertura in dieci giorni"

L'assessore ai lavori pubblici si mostra ottimista. All'inizio si era parlato di due mesi di blocco

Il sopralluogo nella stazione Sondrio della linea gialla (Fotogramma)

Il sopralluogo nella stazione Sondrio della linea gialla (Fotogramma)

MILANO - Non c'è più acqua nelle stazioni Sondrio e Zara della metropolitana di Milano. In anticipo rispetto al previsto, i tecnici sono riusciti ad aspirare i circa 150 mila metri cubi di acqua che avevano invaso i tunnel e le stazioni in seguito all'esondazione del Seveso e alla rottura di una tubazione dell'acquedotto in corrispondenza del cantiere Istria della linea 5 della metropolitana. Restano tuttavia da rimuovere fango e detriti, per non parlare del treno rimasto sott'acqua, che dovrà essere trainato fino al deposito San Donato, perché smontarlo è impossibile. Ma l'assessore ai Lavori pubblici Bruno Simini è estremamente ottimista: a suo parere le stazioni della M3 allagate dal Seveso "si potrebbero riaprire entro 10 giorni". L’assessore, nella sua relazione al consiglio comunale sui danni dell'allagamento di sabato, ha confermato che giovedì alle 6.30 si è completato lo svuotamento delle gallerie della M3 dall’acqua, ha spiegato che "si stanno facendo ora le verifiche strutturali. Domani avremo il responso" sui tempi per il ripristino del servizio, ma "secondo una previsione ottimistica, basata su quello che finora è stato accertato, l’idea è che si potrebbero riaprire le stazioni entro 10 giorni". E "se elementi diversi non dovessero nelle prossime ore emergere - ha spiegato - questa previsione si potrebbe confermare". I tecnici Atm però parlano di pesanti danni e prevedono lavori per almeno 4 mesi, se si riuscirà a ottenere i fondi per lo stato di calamità; altrimenti, 8/12 mesi. Guardie armate sorvegliano gli ingressi del tratto allagato per impedire qualsiasi diffusione di immagini.

L'ASPIRAZIONE DELL'ACQUA - Giovedì mattina, come aveva promesso, il sindaco di Milano Letizia Moratti ha effettuato un sopralluogo alla fermata Sondrio insieme con il presidente di Atm Elio Catania e con il direttore generale del Comune Antonio Acerbo. La Moratti si è congratulata con Atm per il lavoro che ha consentito di aspirare 150 mila metri cubi di acqua in 100 ore, a 30 metri di profondità, con l'impiego di idrovore, pompe ad immersione e pompe elettriche ad aspirazione, di cui gran parte messe a disposizione da Atm. La prossima fase di lavoro consisterà nella verifica degli impianti. Solo dopo questa analisi sarà possibile avere previsioni certe sul ripristino della circolazione e anche fare un preventivo delle spese: si parla di almeno 35 milioni di euro per la linea 3 e altrettanti per la 5. Come spiegato dall'ingegner Alberto Zorzan, responsabile Atm per la gestione dell'emergenza, da sabato oltre 500 persone di Atm, provenienti da tutte le strutture coinvolte, sono impegnate senza sosta, accanto alle squadre di tutte le strutture coinvolte: Vigili del Fuoco, Protezione Civile, Vigili Urbani, M5, Metropolitana Milanese infrastrutture e Metropolitana Milanese servizio idrico, A2A ed Amsa.

LO STRISCIONE - "La vera calamità naturale per Milano è il sindaco Moratti", è lo striscione esposto dall’opposizione a palazzo Marino nell’aula del consiglio comunale, al termine della relazione di Simini. Lo striscione, con tanto di onde blu disegnate attorno alla scritta, è stato preparato dal gruppo del Pd, in riferimento a quanto sostenuto da Letizia Moratti, che intende chiedere per la città lo stato di calamità naturale dopo l’esondazione.

LA CIRCOLAZIONE - Questa la situazione attuale dei mezzi: la circolazione della linea gialla è regolare tra le stazioni di San Donato e Centrale, mentre tra Centrale e Maciachini (stazione non danneggiata) il servizio è garantito da un collegamento con bus. In superficie, deviazioni e limitazioni di percorso per le linee tram 5, 7 e 31. Atm proseguirà con lo sforzo straordinario per limitare il disagio dei passeggeri attraverso l'assistenza ed i collegamenti in superficie: la linea tram 4 è stata potenziata e tutte le corse prolungate fino a Cairoli M1, oltre cinquanta i bus navetta che effettuano il servizio sostitutivo e cinquanta addetti continuano a presidiare le fermate della metropolitana e in superficie per assistere i clienti.

Redazione online

23 settembre 2010(ultima modifica: 24 settembre 2010)

 

 

 

2010-09-23

linea gialla allagata anche per la rottura di un tubo dell'acquedotto

Seveso, la Moratti: "Stato di calamità"

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Il sindaco vuol chiedere gli aiuti statali. Il Codacons: "Vergogna, questo è il federalismo all’italiana"

MILANO - Alle 6 di mercoledì mattina è stata riaperta la fermata Centrale della linea gialla, ma per far tornare i treni nelle altre stazioni (Sondrio, Zara e Maciachini) ci vorrà un "tempo ragionevole" di un paio di mesi, secondo le stime dell'Atm. E mentre decine di migliaia di persone si trovano a fare i conti con le lunghe code bloccate sulle circonvallazioni e il bailamme dei mezzi di superficie, e gli abitanti di Niguarda sono alle prese con i danni provocati dall'esondazione del Seveso, il sindaco di Milano Letizia Moratti ha annunciato di voler chiedere a Formigoni di attivarsi insieme affinché venga decretato lo stato di calamità. Dal canto suo, il presidente della Regione Lombardia mette le mani avanti: la risposta al sindaco Moratti "non può essere un sì scontato": "è un processo da istruire perché si tratta di valutare i danni provocati". Quindi, per il governatore, bisognerà prima fare un percorso di valutazione sui danni effettivi. "Il sindaco - ha spiegato Formigoni a margine di un incontro al Pirellone con gli enti locali - mi ha informato che intende fare questa richiesta e io l'ho invitata a farmi pervenire quanto prima la documentazione sui danni provocati in modo da procedere in questa direzione". Intanto i tecnici di tutti i soggetti intervenuti sul posto stanno predisponendo le loro relazioni per chiarire la dinamica dei fatti: la pioggia e l'esondazione hanno fatto cedere il terreno in più punti, un tubo dell'acquedotto (che era scoperto a causa del cantiere in attività) è stato spaccato dall'impatto, pare, con un palo e da lì sono fuoriusciti migliaia di metri cubi di acqua. Insomma: un concatenarsi di eventi che andrà ben chiarito prima di chiedere l'intervento dello Stato.

SOPRALLUOGO A NIGUARDA - Il sindaco ha assicurato di aver monitorato costantemente, in questi giorni, la situazione a Niguarda e sulla linea metropolitana, in contatto con la protezione civile, i vertici di Atm e il direttore generale del Comune Antonio Acerbo. E non è escluso che a breve il sindaco faccia di persona un sopralluogo a Niguarda e nei tunnel dove la circolazione della metropolitana è ancora bloccata. La Moratti ha inoltre chiesto una assunzione di responsabilità da parte di tutte le istituzioni del bacino del Seveso. "Questo è un problema - ha detto Letizia Moratti - che Milano subisce da oltre 40 anni: è arrivato il momento di dividere le criticità e lavorare insieme. Sono tanti i Comuni interessati dal Seveso e non è possibile che tutti i disagi siano scaricati su Milano".

CODACONS: "UNA VERGOGNA" - Per il Codacons, "sarebbe scandaloso chiedere lo stato di calamità naturale, perché se l’esondazione c’è stata la colpa è di quegli stessi amministratori locali che oggi vogliono chiedere lo stato di calamità, traslando sulle tasche di tutti gli italiani le loro responsabilità". "Questo è il federalismo all’italiana: agli enti locali i profitti e a Roma le perdite", aggiunge il presidente del Codacons, Marco Maria Donzelli. "Se la Lombardia ad ogni temporale si allaga, se viale Zara a Milano è un fiume in piena ad ogni acquazzone, la colpa è solo degli amministratori locali che, pur sapendo di dover fare canali scolmatori e vasche d’esondazione, pulizie degli alvei e fognature, da decenni non hanno mosso un dito per risolvere questa situazione. Invece di costruire grattacieli che portano sempre più veicoli inquinanti in centro città, perché non aumentano la portata dei canali scolmatori?", ha proseguito Donzelli. "I soldi per i danni subiti dalla città ed i risarcimenti a cui i cittadini avrebbero diritto, dovrebbero essere pagati da tutti questi amministratori locali, da tutti i sindaci che hanno ostacolato opere necessarie e da chi non si è assunto le proprie responsabilità", ha concluso Donzelli.

Redazione online

22 settembre 2010(ultima modifica: 23 settembre 2010)

 

 

 

il commento

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di GIANGIACOMO SCHIAVI

Foto scattata sabato sera dal treno in arrivo a Zara (Salmoirago)

Foto scattata sabato sera dal treno in arrivo a Zara (Salmoirago)

MILANO - Guardatela bene l'immagine dell'acquario paludoso che sommerge il mezzanino del metrò: se a Milano basta un temporale a provocare un'emergenza da stato di calamità, vuol dire che l'allarme è serio, non si può sottovalutare. Perché una città che da più di quarant'anni vive in ostaggio delle piene di un torrente non corre verso la modernità, ma gareggia con Kuala Lumpur, anzi è peggio, in quanto nessuna giustificazione rende plausibile il tempo perduto dalle varie amministrazioni che si sono rimpallate la questione del Seveso, il canalone che ad ogni acquazzone ricorda la sua esistenza ai residenti della zona di Niguarda. È arrivato il momento di fare i conti con il famigerato scolmatore da 33 milioni, una cifra rilevante ma non difficile da finanziare per Regione, Comune, Provincia (anche alla luce dei danni- circa 70 milioni-che potevano essere in questo caso evitati).

Se Milano vuole essere una città moderna deve avere infrastrutture moderne, e se l'adeguamento con le vasche di protezione è possibile, non si può rinviare in eterno l'inizio dei lavori indugiando di volta in volta sulle responsabilità di chi si mette di traverso. È sempre colpa di qualcun altro, dei Comuni dell'hinterland, della burocrazia, di Roma che non ascolta, del cambio della giunta o di una nuova emergenza: e intanto, la città galleggia. Mai come oggi appare stonato il festival delle parole che accompagnano il pesante danno d'immagine che subisce Milano, la vergogna di dover ammettere che in tutti questi anni nessuno è stato in grado di provvedere.

Avvilisce il gioco del cerino della politica, che seppellisce quel che resta dell'orgoglio ambrosiano. Serve un commissario ad acta? Si faccia, come accadde per i depuratori, con i quali la città dopo tanti anni, si è tolta una macchia e la responsabilità di inquinare Po e Adriatico. Si metta la parola fine alle devastazioni del Seveso, con spirito di squadra, senza paura di volare basso: ci sono momenti in cui parlare di manutenzione, fogne e tombini vuol dire fare alta politica. Per rimpicciolire le emergenze, nell'interesse di tutti, bisogna caricarsi sulle spalle un problema e non mollare fino a quando non si è risolto. In una città che ha l'ambizione di presentarsi al mondo con l'Esposizione universale del 2015 non c'è tempo da perdere: Milano deve onorare questa priorità (e non perdersi nella battaglia di retroguardia per 25 miseri appartamenti destinati a un percorso di integrazione dei rom).

23 settembre 2010

 

 

 

 

Il bilancio Prime stime per la "Gialla" e il cantiere della "Lilla"

Guasti per 70 milioni alla metropolitana

"La linea 5 avrà un ritardo di sei mesi"

I tecnici: "Nelle prossime settimane andranno controllati i danni ai binari e agli impianti elettrici"

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MILANO - La stima dei danni emerge adesso che il 90 per cento dell'acqua è stato drenato dalle stazioni del metrò, ed è un primo bilancio provvisorio: almeno 35 milioni di euro per la linea 3 e altrettanti per la M5. È il doppio della cifra, evocata in questi giorni, che basterebbe a mettere in sicurezza il Seveso e a proteggere dalla piena il quartiere di Niguarda, senza aspettare lo sblocco dei fondi dal governo: 70 milioni di euro bruciati, nell'emergenza, per arginare la piena, prosciugare le gallerie, pagare navette e turni straordinari ai dipendenti Atm, spesare A2A e Amsa, coprire l'intervento di uomini e mezzi dei vigili del fuoco e accantonare i rimborsi per i "volontari" della Protezione civile.

Un primo bilancio che esclude, ancora, i disagi subiti dai cittadini. Per misurare l'entità del disastro bisogna tornare al pomeriggio di sabato. Il Seveso esonda, fa saltare i tombini, gonfia la terra, provoca una frana, apre una voragine; in viale Zara esplode un tubo dell'acquedotto che pompa 60 mila metri cubi al minuto e riversa un fiume d'acqua e fango nel cantiere della M5, all'altezza della fermata Istria; il tunnel della nuova metropolitana si riempie completamente e canalizza un torrente contro le porte blindate che dividono la futura linea 5 (la lilla) dalla linea gialla, alla fermata Zara; la pressione sfonda la barriera; l'onda allaga completamente i binari e i mezzanini di Zara, Sondrio, fino a raggiungere la Centrale e a spingere sui pozzi della Stazione Repubblica e del Passante. Un responsabile dei vigili del fuoco descrive una situazione "incredibile, inimmaginabile". Un incubo.

La fermata M3 alla Centrale, ieri mattina, è stata asciugata e riaperta al pubblico, ma sono Zara e Sondrio a presentare le incognite maggiori. I danni sono enormi: "Nelle prossime settimane - spiega un ingegnere - bisognerà ricontrollare l'armamento, l'impianto elettrico, le infiltrazioni...". Il treno rimasto sepolto a Sondrio (6-7 milioni di euro) dovrà essere trascinato fino al deposito di San Donato: smontarlo è impossibile. Infine, i tecnici stanno cercando di capire come separare nuovamente le linee 3 e 5, che si sovrappongono a Zara: "Se le barriere non potranno essere riposizionate, o puntellate, bisognerà ricostruirle".

Il tracciato della linea 5 era praticamente concluso, le stazioni rifinite, i binari pronti per i test: l'inaugurazione, prevista in primavera, sarà rinviata. Il contratto concede al consorzio M5 il diritto a dilazionare di due mesi la consegna per ogni evento naturale che blocca il cantiere: sono almeno 6 mesi di ritardo per le esondazioni di agosto e settembre. Le idrovore, qui, hanno iniziato a pompare acqua ieri pomeriggio. Domani piove.

Armando Stella

23 settembre 2010

 

 

 

Milano, il metrò e l'acqua alta

L'emergenza lunga quarant'anni

Se a Milano basta un temporale a far chiedere lo stato di calamità, vuol dire che l'allarme è serio

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Se a Milano basta un temporale a far chiedere lo stato di calamità, vuol dire che l'allarme è serio

di GIANGIACOMO SCHIAVI

Foto scattata sabato sera dal treno in arrivo a Zara (Salmoirago)

Foto scattata sabato sera dal treno in arrivo a Zara (Salmoirago)

MILANO - Guardatela bene l'immagine dell'acquario paludoso che sommerge il mezzanino del metrò: se a Milano basta un temporale a provocare un'emergenza da stato di calamità, vuol dire che l'allarme è serio, non si può sottovalutare. Perché una città che da più di quarant'anni vive in ostaggio delle piene di un torrente non corre verso la modernità, ma gareggia con Kuala Lumpur, anzi è peggio, in quanto nessuna giustificazione rende plausibile il tempo perduto dalle varie amministrazioni che si sono rimpallate la questione del Seveso, il canalone che ad ogni acquazzone ricorda la sua esistenza ai residenti della zona di Niguarda. È arrivato il momento di fare i conti con il famigerato scolmatore da 33 milioni, una cifra rilevante ma non difficile da finanziare per Regione, Comune, Provincia (anche alla luce dei danni- circa 70 milioni-che potevano essere in questo caso evitati).

Se Milano vuole essere una città moderna deve avere infrastrutture moderne, e se l'adeguamento con le vasche di protezione è possibile, non si può rinviare in eterno l'inizio dei lavori indugiando di volta in volta sulle responsabilità di chi si mette di traverso. È sempre colpa di qualcun altro, dei Comuni dell'hinterland, della burocrazia, di Roma che non ascolta, del cambio della giunta o di una nuova emergenza: e intanto, la città galleggia. Mai come oggi appare stonato il festival delle parole che accompagnano il pesante danno d'immagine che subisce Milano, la vergogna di dover ammettere che in tutti questi anni nessuno è stato in grado di provvedere.

Avvilisce il gioco del cerino della politica, che seppellisce quel che resta dell'orgoglio ambrosiano. Serve un commissario ad acta? Si faccia, come accadde per i depuratori, con i quali la città dopo tanti anni, si è tolta una macchia e la responsabilità di inquinare Po e Adriatico. Si metta la parola fine alle devastazioni del Seveso, con spirito di squadra, senza paura di volare basso: ci sono momenti in cui parlare di manutenzione, fogne e tombini vuol dire fare alta politica. Per rimpicciolire le emergenze, nell'interesse di tutti, bisogna caricarsi sulle spalle un problema e non mollare fino a quando non si è risolto. In una città che ha l'ambizione di presentarsi al mondo con l'Esposizione universale del 2015 non c'è tempo da perdere: Milano deve onorare questa priorità (e non perdersi nella battaglia di retroguardia per 25 miseri appartamenti destinati a un percorso di integrazione dei rom).

23 settembre 2010

2010-09-22

linea gialla allagata anche per la rottura di un tubo dell'acquedotto

Seveso, la Moratti: "Stato di calamità"

Formigoni: "Prima valutare i danni"

Il sindaco vuol chiedere gli aiuti statali. Il Codacons: "Vergogna, questo è il federalismo all’italiana"

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MILANO - Alle 6 di mercoledì mattina è stata riaperta la fermata Centrale della linea gialla, ma per far tornare i treni nelle altre stazioni (Sondrio, Zara e Maciachini) ci vorrà un "tempo ragionevole" di un paio di mesi, secondo le stime dell'Atm. E mentre decine di migliaia di persone si trovano a fare i conti con le lunghe code bloccate sulle circonvallazioni e il bailamme dei mezzi di superficie, e gli abitanti di Niguarda sono alle prese con i danni provocati dall'esondazione del Seveso, il sindaco di Milano Letizia Moratti ha annunciato di voler chiedere a Formigoni di attivarsi insieme affinché venga decretato lo stato di calamità. Dal canto suo, il presidente della Regione Lombardia mette le mani avanti: la risposta al sindaco Moratti "non può essere un sì scontato": "è un processo da istruire perché si tratta di valutare i danni provocati". Quindi, per il governatore, bisognerà prima fare un percorso di valutazione sui danni effettivi. "Il sindaco - ha spiegato Formigoni a margine di un incontro al Pirellone con gli enti locali - mi ha informato che intende fare questa richiesta e io l'ho invitata a farmi pervenire quanto prima la documentazione sui danni provocati in modo da procedere in questa direzione". Intanto i tecnici di tutti i soggetti intervenuti sul posto stanno predisponendo le loro relazioni per chiarire la dinamica dei fatti: la pioggia e l'esondazione hanno fatto cedere il terreno in più punti, un tubo dell'acquedotto (che era scoperto a causa del cantiere in attività) è stato spaccato dall'impatto, pare, con un palo e da lì sono fuoriusciti migliaia di metri cubi di acqua. Insomma: un concatenarsi di eventi che andrà ben chiarito prima di chiedere l'intervento dello Stato.

SOPRALLUOGO A NIGUARDA - Il sindaco ha assicurato di aver monitorato costantemente, in questi giorni, la situazione a Niguarda e sulla linea metropolitana, in contatto con la protezione civile, i vertici di Atm e il direttore generale del Comune Antonio Acerbo. E non è escluso che a breve il sindaco faccia di persona un sopralluogo a Niguarda e nei tunnel dove la circolazione della metropolitana è ancora bloccata. La Moratti ha inoltre chiesto una assunzione di responsabilità da parte di tutte le istituzioni del bacino del Seveso. "Questo è un problema - ha detto Letizia Moratti - che Milano subisce da oltre 40 anni: è arrivato il momento di dividere le criticità e lavorare insieme. Sono tanti i Comuni interessati dal Seveso e non è possibile che tutti i disagi siano scaricati su Milano".

CODACONS: "UNA VERGOGNA" - Per il Codacons, "sarebbe scandaloso chiedere lo stato di calamità naturale, perché se l’esondazione c’è stata la colpa è di quegli stessi amministratori locali che oggi vogliono chiedere lo stato di calamità, traslando sulle tasche di tutti gli italiani le loro responsabilità". "Questo è il federalismo all’italiana: agli enti locali i profitti e a Roma le perdite", aggiunge il presidente del Codacons, Marco Maria Donzelli. "Se la Lombardia ad ogni temporale si allaga, se viale Zara a Milano è un fiume in piena ad ogni acquazzone, la colpa è solo degli amministratori locali che, pur sapendo di dover fare canali scolmatori e vasche d’esondazione, pulizie degli alvei e fognature, da decenni non hanno mosso un dito per risolvere questa situazione. Invece di costruire grattacieli che portano sempre più veicoli inquinanti in centro città, perché non aumentano la portata dei canali scolmatori?", ha proseguito Donzelli. "I soldi per i danni subiti dalla città ed i risarcimenti a cui i cittadini avrebbero diritto, dovrebbero essere pagati da tutti questi amministratori locali, da tutti i sindaci che hanno ostacolato opere necessarie e da chi non si è assunto le proprie responsabilità", ha concluso Donzelli.

 

Redazione online

22 settembre 2010(ultima modifica: 23 settembre 2010)2010-09-22

Gli effetti dell'esondazione del fiume tra le stazioni di Sondrio e Zara

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Chiusa la fermata Zara della linea gialla (foto Bettolini)

Chiusa la fermata Zara della linea gialla (foto Bettolini)

MILANO - Ci sono ancora sei metri d'acqua. Nei punti peggiori anche otto. Significa che là sotto, tra le fermate Sondrio e Zara della linea 3 del metrò, i binari, un treno e le banchine, fino ai mezzanini del piano superiore, sono immersi in un gigantesco acquario buio. Quattro giorni dopo l'esondazione del Seveso si delineano in proporzioni sempre più pesanti gli effetti del fiume di fango che ha devastato la metropolitana. Alle 6 di mercoledì mattina è stata riaperta la fermata in Centrale. Ma per far tornare i treni nelle altre stazioni (Sondrio, Zara e Maciachini) saranno necessarie alcune settimane. Qualcuno, tra i tecnici dell'Atm, stima addirittura un "tempo ragionevole" di due mesi. Significa che un intero pezzo di città, e i pendolari che arrivano da alcune direttrici Nord, rischiano di vivere settimane di inferno. Ingorghi continui. Lunghe code bloccate sulle circonvallazioni. Con un'aggravante: per un guasto agli impianti della fermata Repubblica, ieri anche un altro lungo tratto della linea gialla è rimasto bloccato fino a Porta Romana. Un'ora di stop, tra le nove e le dieci. Una mattinata da incubo.

I vigili del fuoco sono in prima linea. Hanno montato le idrovore, aspirano acqua dal sottosuolo a un ritmo di 40 mila litri l'ora, si sono calati attraverso le grate di via Copernico per assemblare nuovi sistemi di aspirazione. Ma l'impressione è che per tirar su tutta l'acqua potrebbero esser necessari alcuni giorni, poi bisognerà ripulire dal fango. Solo allora partiranno le verifiche sulle strutture e soprattutto sugli impianti elettrici. Riflette un tecnico: "Sarà piuttosto improbabile che un impianto rimasto ammollo per cinque giorni non abbia riportato danni". Lo stesso tempo, un paio di mesi, sarà necessario per risistemare la galleria del metrò 5 tra viale Marche e Zara. Lavori fermi. E qualche preoccupazione in Comune, per il rischio di non riuscire a inaugurare il primo tratto della nuova metropolitana prima delle elezioni della primavera prossima.

La nuova fermata "Marche" era molto vicina alla conclusione, con le scale mobili e gli impianti antincendio già montati. Ora, in alcuni punti, si sono accumulati talmente tanto fango e detriti da poter toccare il soffitto con le mani. Sono gli effetti della massa d'acqua enorme che si è riversata nelle gallerie: i tecnici stimano un volume tra i 200 e i 300 mila metri cubi (una tubatura dell'acquedotto larga 70 centimetri si è spaccata in viale Zara e ha gonfiato ancor più la piena del Seveso). La protezione civile lavorerà anche oggi al fianco dei vigili del fuoco, oltre cento vigili cercheranno di governare il traffico. La giornata di ieri si è chiusa con una pesantissima contestazione dei cittadini durante il consiglio di Zona 2 contro l'unico assessore, Andrea Mascaretti, andato a rappresentare la giunta comunale davanti ai cittadini.

Gianni Santucci

22 settembre 2010

 

 

2010-09-20

L'ESONDAZIONE DEL SEVESO

Milano, lunedì di caos dopo il nubifragio

Crollo a viale Zara e trasporti pubblici interrotti

Ingorghi e mezzi sostitutivi. Disagi per tutta la settimana

L'ESONDAZIONE DEL SEVESO

Milano, lunedì di caos dopo il nubifragio

Crollo a viale Zara e trasporti pubblici interrotti

Ingorghi e mezzi sostitutivi. Disagi per tutta la settimana

MILANO - Esonda il Seveso e Milano torna indietro di un secolo, spaccata in due e divisa da un corso d'acqua. Il fiume che a Niguarda si inabissa e scompare nel sottosuolo, è alla settima piena dall'inizio dell'anno. Come già accaduto in passato più e più volte, l'acqua ha scavalcato gli scolmatoi inondando viale Fulvio Testi e la zona circostante. Come accade ad ogni esondazione, cantine allagate, auto sommerse dalla fanghiglia, sporco e pozzanghere dappertutto. Poi, giunta a Zara, l'onda ha invaso i lavori della linea 5, scavando il vuoto sotto la strada. Che poi è crollata come una crosta di pane fradicio.

LE CODE - Il fattaccio è di sabato sera. Ma solo lunedì mattina è possibile constatarne le conseguenze. Sui viali di accesso alla zona nord della città sono comparse code lunghe chilometri, pressocché immobili, estese da viale Certosa a viale Abruzzi, con le principali arterie di accesso al centro nevralgico di piazza Repubblica ridotte ad un unico serpentone di veicoli. Un inferno metropolitano, nel bel mezzo del quale i trasporti pubblici sono costretti ad arrancare. Chiuso la Metro 3, sbarrate le linee tranviarie 5, 7 e 31, i passeggeri sono stati trasportati avanti e dietro da bus navetta da Maciachini a Repubblica. E i tempi di percorrenza naturalmente si sono moltiplicati, perché al ritmo lento dei mezzi su gomma, bisogna sommare il traffico caotico di queste giornate campali. "Non si capisce per quale motivo - protesta Giorgio Dahò, portavoce del coordinamento pendolari - la città spenda tanto per le grandi opere, l'Expo, il nuovo Pirellone, eppure ad ogni temporale siamo al punto di partenza. Strade che franano e trasporti pubblici nel caos".

 

IL SERVIZIO D'EMERGENZA - La Città ha risposto all'emergenza con un piano speciale. E le forze messe in campo da Atm e vigili urbani hanno ridotto al minimo i disagi. Alla stazione centrale, ad esempio, un cordone umano di una cinquantina di funzionari in pettorina arancione indirizzava gli utenti alle fermate d'emergenza allestite su piazza 4 novembre. Qualche problema in più su viale Jenner dove i passeggeri si accalcavano a ondate sul marciapiede. Tuttavia il ricambio continuo delle navette in arrivo e in partenza è servito a mitigare le attese. "Dovrei essere già al lavoro - lamenta una signora trafelata al suo arrivo a Maciachini - farò almeno tre quarti d'ora di ritardo". Non è possibile accontentare tutti, ma la polizia locale ha blindato il percorso dei bus alternativi, cercando di agevolare la circolazione: "Ci siamo coordinati con l'Atm - spiega il comandante Tullio Mastrangelo - e mi sembra che la risposta sia positiva. Certo c'è molto traffico, è inevitabile, ma abbiamo assicurato tutti i collegamenti".

I LAVORI - Da quando la pioggia ha smesso di battere, sono cominciati i lavori per ripristinare le linee di tram e metropolitane, e per mettere in sicurezza la zona di viale Zara dove è avvenuto il crollo. I vigili del fuoco continuano a prosciugare il fango che ha invaso le 4 stazioni della metropolitana dal capolinea a Repubblica, così come sulle banchine delle stazioni del tram. La Protezione civile ha messo in azione stamani una prima idrovora che aspira 2.500 litri d'acqua al minuto nella zona di via Taramelli e altre due da 6.000 e 8.000 litri in viale Zara e viale Stelvio nei cantieri della M5 e lungo la M3, dove l'acqua si è infiltrata causando molti danni. Ma le stazioni della metro resteranno chiuse ancora per qualche giorno, forse per tutta la settimana. Al momento gli sforzi sono concentrati alla Centrale, per riattivare il collegamento della linea 3 con Repubblica, cruciale alle porte della settimana della moda. "Per quanto riguarda la viabilità - informa il vicesindaco Riccardo De Corato - la Polizia Locale ha istituito un preblocco per deviare il traffico all'altezza di via Tonale angolo viale Sondrio poichè il traffico in viale Zara nel tratto compreso tra via Laurana e viale Stelvio è fortemente rallentato". Anche l'Amsa, spiega il numero 2 di Palazzo Marino, è impegnata nella pulizia delle strade e nella rimozione dei rifiuti trascinati dall'acqua con 70 squadre e 123 uomini che stanno lavorando su due turni.

LA VORAGINE - Al numero 78 di viale Zara ci sono un ristorante e un albergo. E una volta c'era anche una strada. E' scomparsa all'ora dell'aperitivo, sabato sera, risucchiata nel vuoto da un'ondata di fango. Affacciati alla voragine che squarcia per quasi cento metri quadri la carreggiata e parte del marciapiede ci sono i proprietari dei due esercizi chiusi a causa del crollo. "Abbiamo perso tutti i clienti - lamenta il titolare dell'hotel-. Io avevo venti stanze occupate, ma sono scappati dopo quello che è successo". Il ristorante ha invece dovuto abbassare le saracinesche per motivi di sicurezza: "A momenti precipita anche la terrazza - spiega amareggiato il proprietario-. Ma al di là dei danni che ho subito, fa rabbia il pressapochismo di chi avrebbe dovuto prevedere tutto questo. È sessant'anni che il Seveso va avanti così. Ad ogni temporale si gonfia e sputa fuori l'ira di Dio. È naturale, gli scolmatoi non bastano. Lo sanno tutti, eppure nessuno fa nulla".

Antonio Castaldo

20 settembre 2010

 

 

 

"una settimana per ripulire la zona di Niguarda". Mai così tanti allagamenti in trent'anni

Piena del Seveso, due milioni di danni

Ancora lunedì chiuse quattro stazioni del metrò. Viale Zara "vietato" ai tram

"una settimana per ripulire la zona di Niguarda". Mai così tanti allagamenti in trent'anni

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Ancora lunedì chiuse quattro stazioni del metrò. Viale Zara "vietato" ai tram

MILANO - "Ci vorranno altri cinque o sei giorni solo per ripulire le strade". I camion dell'Amsa caricano fango e ripartono, Niguarda è lurido, è servita un'intera domenica di lavoro solo per liberare la scuola elementare di via Val Cismon: il Seveso ha invaso le cucine, la mensa, la palestra. L'esondazione ha disastrato un intero pezzo di città, dall'Isola all'ultima periferia. La linea gialla del metrò, allagata, rimarrà chiusa anche oggi dalla fermata di Repubblica al capolinea di piazzale Maciachini. Le linee tranviarie 5, 7 e 31 sono spezzate dalla frana che ha ingoiato un pezzo di viale Zara: i binari penzolano sul vuoto. Si calcolano almeno 700 mila euro di perdite per gli esercizi commerciali (stima delle Camere di Commercio di Milano e Monza), che rientrano in un conto complessivo ben più pesante: tra lavori, riparazioni, interventi, straordinari degli uomini impiegati, i danni per l'esondazione del Seveso arrivano a due milioni di euro.

"Era già franata in agosto", raccontano gli abitanti guardando la voragine su viale Zara. Il Seveso è ormai un flagello. Una ricorrenza. Un torrente che a vederlo il giorno dopo non è niente più che un tranquillo corso di dieci centimetri d'acqua e che invece per la settima volta nel 2010, gonfiato dalla pioggia, ha devastato un pezzo della stessa Milano che ha "venduto" al Bie le proprie "vie d'acqua" per aggiudicarsi l'Expo del 2015. Anche in questa occasione è il vicesindaco Riccardo De Corato a sobbarcarsi la comunicazione dopo il "sabato nero": "Ho richiesto al presidente della Provincia, Guido Podestà, che venga convocato un incontro urgente per sollecitare l'avvio immediato degli interventi". E ancora: "Contestualmente Metropolitana Milanese, su richiesta del sindaco Letizia Moratti, presenterà in anticipo le soluzioni tecniche per risolvere il pluriennale problema delle esondazioni". Ma i candidati del centrosinistra attaccano. "Una città che vuole ospitare un evento internazionale come Expo non può allagarsi dopo un semplice temporale", ha commentato Stefano Boeri. E Giuliano Pisapia: "È vergognosa la manifestazione di inefficienza che si ripropone puntualmente, ogni volta che ci sono giornate di pioggia intensa a Milano".

Il giorno dopo, nei quartieri funestati, promesse e parole sembrano pesare davvero poco. Anzi, rischiano di avvelenare ancor più l'aria. Anche perché da molte di queste strade, in lontananza, si vede il Pirellone bis che svetta sopra le case. E tra Niguarda e viale Zara la battuta più frequente è: "Ci sono voluti tre anni a costruire un grattacielo e in trent'anni non sono riusciti a scavare un maledetto canale per smaltire le piene del Seveso". La prospettiva storica dei trent'anni è desolante: dal 1980 a oggi, quello in corso è stato l'anno peggiore, con già sette esondazioni. Un lettore ha scritto ieri al Corriere: "Ho dovuto ancora una volta passare la notte a casa di un conoscente, per l'impossibilità di rientrare nella mia abitazione, completamente circondata dall'ennesima esondazione. È da mezzo secolo che siamo in queste condizioni, ma i nostri governanti sembrano proprio non accorgersene, occupati come sono a litigare sull'Expo".

Gianni Santucci

Armando Stella

20 settembre 2010

 

 

 

La città in ginocchio, disastro annunciato

Inascoltati i pareri dei tecnici. Ora un piano acque affidato a un'authority e si rimedi agli errori del passato

L'intervento

La città in ginocchio, disastro annunciato

Inascoltati i pareri dei tecnici. Ora un piano acque affidato a un'authority e si rimedi agli errori del passato

Le immagini drammatiche del Nord-Milano sott'acqua sono purtroppo la nuova puntata di un disastro annunciato. E non certo l'ultima, se la questione verrà affrontata così come le amministrazioni, comunale e regionale, e molta opinione pubblica se ne sono occupate negli ultimi decenni. Vale a dire: con interventi d'emergenza sotto i nubifragi e nei giorni immediatamente successivi; lamentandosi dell'urbanizzazione scellerata che ha eliminato le aree golenali e cementificato i terreni, rendendoli impermeabili alle piogge; progettando, magari, un nuovo canale scolmatore che raccolga le acque in caso di esondazioni.

I tecnici lo dissero sin dai decenni scorsi, a partire dal momento in cui la linea 2 del metrò tagliò il centro direzionale sull'asse Garibaldi, Gioia, Centrale, che i canali sotterranei si sarebbero presi la rivincita ogni volta che i temporali si fossero abbattuti con particolare intensità. E che l'intera area costituiva solo la parte di raccolta di un bacino che aveva il proprio vertice a nord, appunto, in quelle zone che sarebbero state percorse dalla linea 3 e che ora vedono i lavori di costruzione delle linea 5.

Milano - e non è la prima volta, né il settore trasporti costituisce l'unico esempio: si pensi ai parcheggi - sembra però insofferente verso il parere dei tecnici. Soprattutto quando vanno contro a interessi costituiti e richiamano alla necessità di un ripensamento globale della città, invece che seguire la logica degli interventi tampone, comunque settoriali, di fatto preferiti dagli amministratori. Eppure com'è fatta Milano, la natura del sottosuolo, il nome stesso che dice "terra tra i due fiumi" e quindi al centro di un sistema di canalizzazioni sia naturali, sia realizzate dall'uomo è ben nota, anche alla politica, che, con un meccanismo di scissione sorprendente, mentre non pensa "Milano città dell'acqua", poi celebra i Navigli (è vero che spesso più a parole che nei fatti) o addirittura immagina di arrivare all'Expo in barca.

Se vogliamo rispondere davvero ai bisogni degli abitanti dei quartieri a nord, non gettare al vento risorse (già che ce ne son poche), pensare a una riqualificazione dell'abitare, del servizio di trasporto pubblico e del traffico privato bisognerà cambiare registro. Questo comporta: un piano acque della città complessivo, affidato a un'authority, così come si progettò per i Navigli neanche tanti anni fa, non facendone nulla poi; un raccordo programmatico e operativo con i comuni limitrofi; misure urbanistiche di salvaguardia che recuperino, dove si può, sulle negligenze del passato e si innovi subito rispetto al futuro. Ma chi la politica la pratica giorno per giorno sembra sordo all'istanza. Forse perché non ha ancora ben capito come distribuire le poltrone della eventuale Grande Milano.

Marco Garzonio

20 settembre 2010

REPUBBLICA

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2010-09-29

 

 

 

 

 

 

L'UNITA'

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2010-09-29

Tutti gli errori e le colpe lungo lo sfogatoio-Seveso

di Matteo MeneghelloCronologia articolo29 settembre 2010

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Questo articolo è stato pubblicato il 29 settembre 2010 alle ore 10:57.

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Eccolo: lo "scolmatore". In tre giorni, a Milano, è diventato più celebre di Ibrahimovic. Nelle pause caffè, fuori dalle edicole, dal panettiere, non si parla d'altro: dopo la piena dello scorso fine settimana, tutti i milanesi sono diventati ingegneri idraulici. La curiosità di vederlo in faccia, questo scolmatore, un po' c'è. Arrivati sul posto, a Paderno Dugnano, la vista però un po' delude. Ci si aspetta il caos. Invece, nessun mistero: l'opera idraulica è lì, ben visibile, sta a pochi passi dalla stazione di Palazzolo. D'altra parte, andare sul "luogo del delitto" in un assolato mercoledì mattina ha lo stesso sapore della partita di calcio all'ora di pranzo. Sa di strano, ci si sente fuori posto.

Dopo la concitazione del sabato sera, ora tutto è tranquillo. Il clima di agitazione si è spostato, è salito di livello: è passato ai piani alti degli uffici comunali, provinciali, regionali. Nel rimpallo nervoso di responsabilità. Ora che l'acqua ha lasciato il posto al fango, ai danni da riparare, agli arbusti spezzati lungo gli argini, resta una certezza: l'attuale struttura di "drenaggio" dell'acqua non è adeguata. E il Seveso si conferma un malato abbandonato da troppo tempo, una soluzione sotterranea per troppi, Milano in testa. Uno sfogo che oggi non è più sufficiente.

Qui a Palazzolo milanese, a pochi passi da un piccolo ponte stradale, c'è una casa cantoniera, un camion, un piccolo mezzo della Provincia di Milano, un'automobile. Il teatro del disastro è tuto qui. L'accesso allo scolmatore è sbarrato da un cancello. Non c'è anima viva, a parte qualche inquilino del condominio che si affaccia proprio sul fiume. Al fianco gli impianti della Clariant, azienda chimica svizzera.

Il maggiore indiziato del gran casino successo giù a Milano, tra viale Fulvio Testi e Niguarda sta su questa sponda del Seveso. Una struttura di cemento e due paratie, di colore verde (una aperta, l'altra manovrata quando serve) che permettono di deviare in un apposito canale l'acqua in eccesso verso un canalone maleodorante. Il canale scolmatore, appunto. Che nella sua corsa verso sud intercetta le acque del Pudiga, del Garbogera, del Guisa, dell'Olona, del Bozzente, del Lura, tutto a cielo aperto. Inizialmente finiva nel Ticino. Ma le polemiche sul fatto che il Seveso (il "fiume nero" nell'immaginario popolare) andasse nel Ticino, dalle acque pulite, hanno portato alla costruzione del deviatore Olona. Un canale che prosegue in tutta la zona Ovest, fino al Lambro meridionale. Il Ticino oggi viene tenuto come sfogo di emergenza, per le situazioni più critiche, molto probabile che sia stato utilizzato nell'ultima piena. La capacità dello scolmatore di Palazzolo è oggi di 30 metri cubi d'acqua al secondo. Solo per un tratto è stato raddoppiato a sessanta.

 

 

 

 

"Il ritardo dell'opera costa 53 milioni"

Cronologia articolo29 settembre 2010

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Questo articolo è stato pubblicato il 29 settembre 2010 alle ore 10:49.

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Cinquantatrè milioni e centottantatremila virgola cinquecentotrè euro. A tanto ammontano i costi dell'ultima esondazione del Seveso. Una cifra che supera abbondantemente quei 35 milioni di euro ritenuti necessari, da tecnici e politici, per costruire (o raddoppiare) quello scolmatore necessario a evitare disastri del genere. Ancora una volta i ritardi decisionali producono oneri pesanti per la società civile. Ostacoli sulla strada della modernizzazione del paese.

A stimare la spesa, con un approccio della cost-benefit analysis applicato agli effetti diretti e indiretti della mancata/ritardata realizzazione della infrastruttura, è stato Alessandro Marangoni, economista, ceo di Althesys strategic consultant. Il professore cura periodicamente un'analisi dei "costi del non fare", valorizzando economicamente oltre che dal punto di vista ambientale e sociale, gli effetti degli ostacoli ad impianti ed infrastrutture in Italia. "La valutazione – spiega – è improntata alla massima cautela e sottostima i costi. La somma ottenuta, 53,2 milioni di euro, è largamente superiore all'investimento per lo scolmatore".

Il conto è presto fatto. Il costo del blocco della MM3 è stimato in 24,7 milioni di euro (la cifra potrebbe essere leggermente inferiore: la linea ha riaperto lunedì sera, in anticipo rispetto alle previsioni iniziali). Si è stimato il tempo perso i in venti minuti per passeggero al giorno, considerando i tempi persi per i cambi metro-bus sostitutivi e per l'uso di mezzi privati. Altri 2 milioni di costo, poi, derivano dai danni alle attività commerciali e agli edifici della zona. Il Comune utilizzerà poi circa 500 addetti per 15 giorni per curare interventi di emergenza e pulitura, sgombero detriti, assistenza i cittadini: uno sforzo da 1,5 milioni di euro. Infine, bisogna considerare i danni al convoglio della MM3 e alle infrastrutture, che saranno quantificabili solo a consuntivo. La stima, prudente, si basa sul parere di alcuni esperti: 25 milioni di euro (l'ipotesi fino ad oggi circolate parlano di 40-70 milioni).

"Bisogna considerare, inoltre – aggiunge Marangoni – che tra i benefici dell'opera, oltre ai danni che avrebbe evitato, vi è una significativa ricaduta in termini di occupazione e indotto, stimabile in circa un terzo del valore dell'opera stessa, indicato in circa 35 milioni. Questo porterebbe la stima del costo del non fare a circa 65 milioni di euro. Si noti, inoltre – conclude il professore – che questi sono i conti relativi al solo allagamento del 18 settembre 2010; se si considerassero i diversi eventi avvenuti negli anni, i valori sarebbero largamente superiori". Un ultimo capitolo riguarda i danni e i ritardi (si parla di sei mesi) relativi ai cantieri della MM5. La stima di massima dei costi considera solo il mancato tepo risparmiato dai viaggiatori per questo ritardo (non considera i danni al cantiere) ed è pari a quasi 376 milioni di euro.Inoltre, secondo alcune fonti, l'allagamento sarebbe in parte da imputare alla rottura di una condotta dell'acquedotto causata dai lavori per MM 5, oltre che all'esondazione del Seveso. Nel complesso, quindi, i costi del non fare lo scolmatore, potrebbero arrivare fino a oltre 440 ml €, considerati i soli costi di quest'ultima inondazione.

"Secondo alcune fonti – spiega Marangoni – l'allagamento sarebbe in parte da imputare alla rottura di una condotta dell'acquedotto causata dai lavori per MM 5, oltre che all'esondazione del Seveso. Se ciò fosse confermato, i danni alla Linea 5 del Metro in costruzione, di cui al punto 5, dovrebbero essere imputati solo in parte al "non fare" lo scolmatore.

 

 

 

Con il Lambro è maglia nera d'Europa

di Sara MonaciCronologia articolo29 settembre 2010

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Questo articolo è stato pubblicato il 29 settembre 2010 alle ore 10:46.

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Il Seveso è il terzo fiume più inquinato d'Europa. Per l'Unione europea arriva subito dopo il Sarno e il Lambro. Per la Lombardia è un pessimo record: due fiumi su tre, in questa classifica poco virtuosa sullo stato delle acque del Vecchio continente, scorrono sul territorio lombardo.

La causa è l'inadeguatezza della depurazione delle fognature, se non addirittura la totale mancanza di depurazione. I comuni che scaricano le acque reflue nel Seveso sono 46, situati nelle province di Como, Milano e Monza e Brianza (tra cui le stesse città di Milano e Como), e per qualcuno di questi è già scattata la procedura di infrazione attivata dalla Commissione europea.

Si tratta di Lentate sul Seveso (Monza e Brianza), Cesano Maderno, Melegnano, Paderno Dugnano e San Giuliano Milanese (nella provincia di Milano). Per questi piccoli centri l'accusa mossa dall'Europa è di non mettere in atto nessun trattamento nella rete fognaria e di scaricare direttamente nel fiume. L'inquinamento è in gran parte dovuto alle utenze civili.

In tutta la Lombardia, per ora, sono 134 i comuni sotto la lente dell'Europa, ma fonti ben informate ritengono che questo numero dovrebbe rapidamente salire.

Secondo quanto contestato dalla Commissione europea, gli enti in infrazione hanno accumulato un ritardo di oltre 10 anni da quando l'Europa chiedeva l'installamento di impianti di purificazione adeguati per le acque reflue. A stabilirlo era la direttiva europea del 1991, che imponeva agli Stati membri di mettersi in regola entro il 1998. Di fronte al mancato rispetto della norma, la Commissione ha deciso di intervenire avviando una procedura di infrazione contro l'Italia, cioè una sorta di richiamo a cui fanno seguito dei controlli per valutare se le opere richieste vengono realmente messe in cantiere.

Se l'infrastrutturazione non verrà eseguita la Commissione si appellerà alla Corte di giustizia. La condanna prevista è il pagamento di 20 milioni più 200mila euro per ogni giorno di ritardo dal momento della sentenza.

Tecnicamente l'Europa sanziona il ministero italiano all'Ambiente. Il quale, avvalendosi di una legge nazionale, scarica il problema sulle regioni, che però, a loro volta, girano gli oneri alle Ato e ai comuni che le compongono. Nel caso dell'inquinamento del Seveso la responsabilità è della provincia di Milano, dato che l'Ato, in questo caso, ha una convenzione con l'ente provinciale. Questo tipo di convenzione, che di fatto affidava alla provincia la responsabilità dell'Ato, era prevista da una legge del 90. Sebbene una nuova legge del 2006 abbia imposto alle Ato di diventare consorzi autonomi, l'Ato provincia di Milano è rimasto sotto il controllo della provincia.

Doveva quindi essere la provincia di Milano ad eseguire i lavori per mettere a norma la depurazione delle acque. Il fatto che ancora oggi sia la provincia ad essere responsabile della depurazione del Seveso, rende le cose più complicate. Per mettere in regola, la provincia dovrebbe investire circa 130 milioni. Ma a causa del patto di stabilità, che sta bloccando i conti a tanti enti pubblici, la provincia si trova ora nell'impossibilità di spendere le risorse necessarie (già stanziate). Oltre ai problemi materiali si aggiungono quindi anche quelli contabili.

2010-09-27

Riaperta la metro gialla di Milano a nove giorni dall'esondazione del Seveso

Cronologia articolo27 settembre 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 27 settembre 2010 alle ore 19:04.

Sono state riaperte alle 17 a Milano le stazioni della metropolitana di Sondrio, Zara e Maciachini. A comunicarlo l'Atm: "Dopo l'interruzione causata dall`esondazione del fiume Seveso - si legge sul sito dell'Azienda trasporti Milano - i treni circolano regolarmente su tutta la linea M3, dal capolinea di San Donato a quello di Maciachini in entrambe le direzioni.

In superficie proseguono, invece, le deviazioni e limitazioni di percorso che coinvolgono le linee tram 5, 7 e 31". Nel dettaglio: La linea tranviaria 5 è interrotta nella tratta Lunigiana-Parco Nord ed effettua servizio tra quartiere Ortica e viale Lunigiana. Nella tratta interrotta attivo il collegamento bus tra Ospedale Maggiore e Centrale FS.

La linea gialla della metropolitana era stata interrotta a causa delle piogge torrenziali che avevano colpito Milano una settimana fa. Alcune fermate, tra le quali anche quella della stazione Centrale, erano state allagate. I tempi inizialmente previsti per far ripartire la circolazione per rimuovere l'acqua e i detriti erano molto più lunghi.

Grazie al lavoro della Protezione civile, dei vigili del fuoco e dell'Amsa, tutti impegnati anche a pulire e risistemare diverse strade in zona Niguarda riempite di fango dal Seveso, questi tempi si sono accorciati. Secondo i primi calcoli, i danni complessivi causati dal nubifragio alla città potrebbero arrivare a due milioni di euro, anche se secondo le stime dell'Unione del commercio per le sole attività economiche i danni ammonterebbero a 2,5 milioni.

 

 

 

 

2010-09-24

Il metrò di Milano fermo a tempo indeterminato. Il nostro sopralluogo nella stazione Sondrio

di Michela FinizioCronologia articolo24 settembre 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 24 settembre 2010 alle ore 19:00.

Due mesi, dieci giorni o quattro settimane? Tutti si chiedono tra quanto tempo riapriranno le due stazioni allagate della linea 3 della metropolitana. I danni continuano a farsi sentire su tutta la rete, con disagi ai passeggeri aggravati da un nuovo violento temporale che ha colpito la città di Milano. L'interruzione della linea gialla causata dalle piogge torrenziali di una settimana fa pesa sempre di più sulla città, ma neanche i tecnici Atm sanno rispondere.

Ieri in Consiglio comunale l'assessore alle Infrastrutture e Lavori pubblici, Bruno Simini, ha parlato di almeno dieci giorni necessari, ma Atm non se la sente di confermare: "Saremo in grado di fare stime concrete, su tempi e costi necessari, solamente all'inizio della settimana prossima", afferma Alberto Zorzan, l'ingegnere Atm nominato dal gruppo per gestire l'emergenza.

Alla stazione della metropolitana Sondrio si scende per le scale, le rampe vanno in profodità per circa 30 metri sotto terra. Le scale mobili sono bloccate. Arrivati nel piano ammezzato l'occhio cade su un cartellone del Partito democratico che recita (ironia del caso) "La nostra pazienza è finita": fin qui arrivava l'acqua proveniente dall'acquedotto e dal Seveso, a circa nove metri dai binari della metropolitana. Il sopralluogo per i giornalisti è stato organizzato dall'Atm, solamente dopo che 500 uomini, al lavoro da sabato scorso, sono riusciti ad aspirare circa 350mila metri cubi d'acqua.

Prima di far scendere telecamere e macchine fotografiche Atm ha provveduto a spostare il treno che era rimasto bloccato in galleria, proprio a Sondrio. "Stanotte abbiamo tolto anche uno strato di limo che si era formato a terra, sulle piattaforme – aggiunge Zorzan -. Era urgente farlo subito per evitare che si incrostasse".

A parlare, qui sotto terra, è soprattutto il cattivo odore, l'umidità e l'illuminazione provvisoria. Sembra difficile, vista la situazione da qui, pensare che bastino dieci giorni per rimettere tutto in fuzione. Le parole dei tecnici non lasciano molte speranze: "Gli impianti elettrici sono fuori uso – descrive il responsabile dell'emergenza di Atm -. La forza motrice sui binari non c'è. Per il momento l'alimentazione è ricavata dalle stazioni più vicine". I problemi più grossi riguardano l'impianto di segnalamento (uno dei più recenti, tra quelli installati nella rete metropolitana milanese), la trazione elettrica e l'armamento (cioè i binari). I costi principali dunque si concentrano sulla struttura, ma potrebbero lievitare per rimettere in funzione le camere di ventilazione e i sistemi di illuminazione in galleria. Una stazione più in là, la fermata Zara, la situazione, se possibile, è ancora peggiore: i tecnici spiegano che, nonostante a Zara l'acqua non superasse i 5 metri di altezza, gli impianti lì sono tutti localizzati in profondità (sotto la galleria) e quindi maggiormente danneggiati. A complicare le cose è la disposizione del tratto interrotto: i due chilometri e mezzo interessati, da Centrale a Maciachini, non sono collegati direttamente con il deposito di San Donato. Tra il deposito e il "cantiere", dove in queste ore lavorano gli operai Atm, durante il giorno scorrono i treni in funzione: "Dobbiamo spostare i mezzi d'opera solo durante la notte", conclude Zorzan, indicandone uno che passa in galleria, mentre ancora sulla banchina si asciuga qualche pozzanghera.

In attesa che la situazione torni alla normalità, si inizia ha fare il conto dei danni che l'emergenza Seveso ha causato all'economia della zona. L'Unione del commercio di Milano ha stimato un'impatto da 2,5 milioni di euro che ha coinvolto oltre duemila tra negozi e altre attività.

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Un tappo per proteggere la metropolitana di Milano dalla minaccia del Seveso

di Michela FinizioCronologia articolo23 settembre 2010

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Questo articolo è stato pubblicato il 23 settembre 2010 alle ore 19:04.

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Un tappo per proteggere la metropolitana milanese dalla minaccia Seveso. Entro stanotte verrà chiuso il collegamento tra il cantiere della Metro 5 e la stazione di Zara: i tecnici dell'Atm stanno predisponendo un muro che bloccherà il passaggio dell'acqua in caso di una seconda esondazione. Le previsioni meteo, infatti, annunciano pioggia tra venerdì e sabato ed è partita la corsa contro il tempo per evitare una nuova emergenza.

Il tappo "provvisorio" sarà chiuso entro stanotte. "La situazione non è ancora sicura e alla luce di quello che è successo sabato scorso ci è sembrata la prima cosa da fare", commentano dall'Azienda dei trasporti milanesi. Il cantiere della nuova linea metropolitana e la "vecchia" linea gialla sono infatti collegati tramite un passaggio pedonale, da dove sabato scorso è passata l'acqua, proveniente dal Seveso e dal tubo dell'acquedotto che ha ceduto in viale Zara.

Nel frattempo si è chiuso da poche ore il Consiglio comunale di Milano in cui l'assessore Bruno Simini ha riferito quali sono le mosse di Palazzo Marino: da un lato aprire un tavolo con Provincia e Regione per portare a casa la realizzazione dello scolmatore e della vasca di raccoglimento (progetto che risale ancora al 2005) nel minor tempo possibile; dall'altra individuare "soluzioni ponte" in attesa di quelle definitive per evitare che l'esondazione del Seveso danneggi nuovamente Milano.

Mentre si cerca di trovare un accordo su base regionale, bisogna attrezzarsi per affrontare l'inverno e tamponare potenziali ulteriori disagi. Il Comune ha quindi invitato la società Metropolitana Milanese Spa, che gestisce il servizio idrico cittadino, a individuare entro la fine di ottobre "ulteriori ipotesi tecniche" in attesa della costruzione della soluzione definitiva. "L'incarico c'era già stato dato il 5 agosto scorso, in seguito ad un'altra esondazione del Seveso - fanno sapere da Mm Spa -. Ora ci hanno chiesto di anticipare e i nostri tecnici stanno lavorando costantemente in queste ore insieme al Comune, per arrivare a proposte concrete in meno di un mese".

Restano ancora incerti infine i tempi di riapertura della metro 3, da Centrale a Maciachini. Ci vorrà ancora qualche giorno, fanno sapere dall'Atm, per verificare lo stato degli impianti e delle strutture. "Siamo entrati giovedì pomeriggio, appena abbiamo finito di asciugare l'acqua – fanno sapere i tecnici -. Stime di costi e tempi finora sono tutte basate sul nulla, bisogna prima vedere lo stato delle cose. Non abbiamo precedenti su cui basarci, per cui bisognerà procedere passo passo".

 

 

 

 

 

I tecnici rivelano perché la metropolitana di Milano non è stata affogata dall'esondazione del Seveso

di Michela FinizioCronologia articolo21 settembre 2009Commenti (2)

Questo articolo è stato pubblicato il 21 settembre 2010 alle ore 19:26.

"Limitazioni di percorso sulla linea M3 dovute all'esondazione del fiume Seveso". Recitano così il sito dell'Azienda trasporti milanesi e gli avvisi ai viaggiatori in metropolitana, anche se il Seveso questa volta non c'entra molto. Appellarsi unicamente alla calamità naturale non è possibile, le cause degli allagamenti di sabato scorso sulla linea gialla della metropolitana milanese vanno cercati altrove.

Sabato sera, quando la piena ormai era rientrata, a determinare l'irreparabile è stato lo smottamento del terreno in Viale Zara, all'altezza del numero 100, la sede del consiglio di zona 2. Qui, dove ormai da qualche anno ai lati della strada si è insediato il cantiere per la metro 5, la strada ha ceduto. Un'automobile è stata risucchiata nella voragine e il manto stradale è scomparso. Nel cedimento un tubo ad alta pressione collegato all'acquedotto, del diametro di circa 60 centimetri, è letteralmente esploso liberando migliaia di metri cubi d'acqua. È quanto emerge dalla relazione tecnica della sala operativa della Protezione civile regionale e dalle ricostruzioni dei tecnici sul posto, che in queste ore cercano di risalire alle ragioni che hanno determinato il disastro.

Fin dalle prime ore, infatti, si è iniziato a sospettare che la pioggia e l'ennesima esondazione del Seveso non potessero essere le uniche cause degli allagamenti nelle stazioni di Zara, Sondrio e Centrale. Anche ad agosto il fiume era tracimato, ma l'acqua non era mai entrata nelle stazioni della metropolitana gialla, di recente costruzione e – assicurano i tecnici – impermeabilizzate. L'intervento dei Vigili del Fuoco, concentrato inizialmente per chiudere una fuoriuscita di gas, non ha permesso di chiudere la tubazione in modo repentino. Per circa 6/7 ore da quel punto di Viale Zara sono fuoriuscite enormi quantità d'acqua.

"Certo è che il Seveso, da solo, non ha allagato la metropolitana in quel modo – racconta al Sole24ore.com Leonardo Cerri, responsabile della Protezione civile per il Comune di Milano -. Tutto è partito dal cantiere della metro 5, c'è un punto in cui le due linee sono collegate". Come spiega Massimo Gozzoli l'architetto che ha curato il progetto della nuova linea metropolitana, le due linee "sono unite dai passaggi pedonali, non dai binari". Quello che è certo è che in qualche punto "una travasa nell'altra", aggiunge Cerri. Questo è quello che emerge dalle prime ricostruzioni, ma il rimpallo delle responsabilità durerà ancora molto tempo. Nel frattempo la Protezione civile assicura che presenterà all'Atm una proposta per provvedere a una maggiore sicurezza del cantiere e delle stazioni metropolitane: "Il cantiere ha le sue idrovore, ma commisurate alla normale sicurezza del suo ambito lavorativo, in una progettazione ordinaria delle cose – specifica Cerri -. Proporremo di mettere delle idrovore fisse in più, in alcuni punti delle stazioni".

Nel frattempo i Vigili del fuoco sono al lavoro, insieme ai tecnici comunali: "Nei punti più critici – afferma l'ingegner Eugenio Barisano, dirigente del Comando provinciale dei Vigili del fuoco di Milano -, come a Sondrio che è il punto più basso, registriamo anche 5-6 metri d'acqua e fango". Le pompe di drenaggio lavorano intensamente in queste ore: lo scopo è aspirare quanta più acqua possibile per rendere prima di tutto agibile la stazione Centrale, poi le altre.

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